Montana N7370 - primi upgrade

Come scritto nel precedente post, mi sono subito trovato molto bene con la nuova arrivata, rimarcando solo una minor declinazione enduristica rispetto alla "vecchia" e gagliardissima Rose Uncle Jimbo (una delle regine dell'Enduro) motorizzata Bafang.
Ho pensato perciò di procedere a qualche piccolo upgrade ciclistico per rendere la N7370 più efficace sul "brutto".
Intendiamoci, la N7370 è davvero un'ottima bici, equilibrata e ben centrata, e risulta molto godibile nel più classico utilizzo All Mountain per il quale è stata progettata; direi che così come esce dalla fabbrica è già perfetta per questo utilizzo.

Io, però, non faccio All Mountain.

Abito in Trentino, a ridosso di quella Paganella che ospita un magnifico Bike Park, vicino a montagne teatri di trail enduro a dir poco memorabili, come ad esempio i trail della EWS di Terlago, che non hanno bisogno di presentazioni.

Sentivo quindi il bisogno, più psicologico che pratico (ossia per rassicurare me stesso sulla bontà del pacchetto ciclistico piuttosto che per un'effettiva mancanza del mezzo) di qualche upgrade.

I primi due regali arrivano dal mercatino dell'usato del forum mtb-mag.com: un Monarch DebonAir Plus e un impianto di freni Magura MT7


AMMORTIZZATORE

Si installa bolt-on al posto dell'originale, e sostanzialmente si differenzia per la camera positiva maggiorata e per la presenza del serbatoio di compensazione, che rende il comportamente in discesa più costante e meno affetto a surriscaldamento nell'uso intenso.
Per adeguare la sua risposta elastica, e renderlo progressivo come desideravo, ho installato ben 7 token.

Sarò sincero; in pedalata ho riscontrato un PEGGIORAMENTO della resa, perchè la frenatura in compressione del Plus è volutamente meno spinta che sull'unità RL di serie, che ha un blocco pro-pedal molto più "tonico". Ha però dalla sua una posizione intermedia tra il "tutto aperto" ed il "tutto chiuso" (che, ripeto, proprio chiuso non è...) che è perfetta per pedalare sullo sterrato. Se il mono RL di serie ha solo due posizioni, di cui una troppo aperta e l'altra rigida come un paletto, il Plus permette una posizione intermedia che filtra quel che serve per garantire comfort e trazione in pedalata, e che trovo davvero perfetta. Lo scotto da pagare è, come scritto prima, una lievemente minore efficacia in pedalata pura, ma niente di davvero degno di nota.
In discesa però si fa perdonare garantendo un contatto al suolo della ruota posteriore molto buono. La sensazione in sella è che la bici sia meno ballerina, restituendo un feeling di maggior controllo al rider. Sia chiaro, io sono una mezza schiappa, quindi i miei limiti sono ben più bassi dei blasonati tester che vergano fior di post sul web, quindi le mie impressioni vanno prese per quello che sono, ossia le sensazioni del "rider della domenica", esperto abbastanza da sapere di cosa si parla ma non abbastanza manico da poter mettere veramente alla frusta una ciclistica.
Nonostante le mie pochezze, però, la differenza di comportamento in discesa è piacevolmente avvertibile

FRENI
Come scritto nel primo post, i freni di serie sono una piacevole sorpresa, e non avrebbero sostanzialmente difetti. Frenano bene, hanno una potenza di tutto rispetto e una buona pastosità che regala una piacevole modulabilità.
Ma un set di Magura MT7 usati è un'occasione che non bisogna lasciarsi sfuggire...

Installati e spurgati, (il posteriore passa all'interno del telaio, quindi l'impianto va aperto) si presentano molto bene e innalzano il livello del colpo d'occhio al manubrio. Le pompe assiali Tektro, realizzate per fusione, installate di serie non appagavano molto l'occhio.
L'idea dell'impianto Magura MT è quello di un pompante molto sosfisticato (realizzato in Carbotecture in plastica caricata in fibre di carbonio) che aziona una pinza estremamente rigida fornita di quattro pistoncini con pastiglie separate. Questo si traduce in una notevole forza frenante (grazie al pompante) erogata con precisione chirurgica (grazie alla rigidità della piza) ed con un mordente pronto e "tagliente", grazie alle pastiglie separate, che offrono due punti di innesco sul disco invece di uno come avviene con la pastiglia singola.
Ecco, gli ingegneri Magura ci hanno preso in pieno! Hanno realizzato un impianto davvero efficace, con potenza da vendere ed una modulabilità strepitosa, che ti permette di dosare la frenata esattamente con la quantità di forza che ti serve. Per quanto assurdo possa sembrare, questo è un impianto che "morde" con muscoli d'acciaio ma che sa essere delicato come la seta in caso di passaggi sul viscido. In una parola, INCREDIBILE!!
Una nota su tutto: adesso, dopo le lunghe discese scassate titpiche dei "miei" percorsi (esempio, Val del Diaol), non arrivo più in fondo con gli avambracci doloranti: basta una minima pressione sulla leva e si ottiene la decelerazione che serve, senza dover strizzare con forza.

L'ultimo (per adesso...) upgrade riguarda la forcella.
La RockShox Yari di serie va molto bene, per i miei limiti. La trovo scorrevole, precisa e discretamente sensibile alle regolazioni.
Nei passaggi un po' cattivelli, però, non è raro incappare in qualche fondocorsa di troppo.
Ho risolto su due fronti: aumento escursione e installazione token aggiuntivi.

Entrambi gli upgrade sono estremamente facili da effettuare per chi ha un minimo di manualità.
I token si avitano sulla testa del corpo valvola aria posta sulla parte sinistra della piastra forcella; si apre la valvola, si toglie l'aria, si svita il corpo intero e si avvitano al suo interno i token che si desiderano. Io ne ho installato uno in più ai due di serie.
Per aumentare l'escursione (ovviamente la modifica deve essere ammessa dalla forcella; il Service Manual Roskshox ha tutte le info in merito) si installa un differente air shaft, avente appunto lunghezza differente.
Si separa la parte alta (piastra+steli) dalla parte bassa (gruppo foderi), si toglie il gruppo airshaft e si installa il nuovo, si ingrassa ben bene il tutto e si rimonta procedendo al contrario (ricordandosi di rimettere 10cc di olio SAE5 nella parte inferiore dei foderi prima di chiudere il tutto.

Non mi soffermo sul dettaglio dell'operazione perchè in rete ci sono fior fior di tutorial, tipo questo (link youtube)

Confesso che temevo di stravolgere le quote e l'equilibrio della bici, ma la prova dei fatti mi ha felicemente smentito.
Ho portato la bici sui trail della gara EWS di Lamon (BL), quindi non esattamente una passeggiata da famiglie...


L'assetto è più sbilanciato all'indietro e la pedalata ne risente un po', ma niente di impossibile; tutto questo è però ripagato in discesa, con un assetto ancor più stabile e rassicurante, con la piacevole sensazione di poter passare sopra a tutto senza grossi patemi. Anche nei drop più pronunciati non ho mai raggiungo il fondocorsa (merito anche del token aggiuntivo, che ha reso la forcella più progressiva). Inoltre, il corretto set-up della pressione aria l'ha resa molto pronta sulle piccole asperità, mentre precedentemente, per avere un assetto alto, ero costretto a "gonfiare" molto di più la forcella, rendendola però più nervosa.

Per meglio adattare il layout generale all'utilizzo alla quale è chiamata ho pensato (memore di passate esperienze con l'altra elettrica) di centralizzare display e pulsantiera, al fine di protegere da urti e torsioni di cavi in casi di cadute, evento che nell'enduro cattivo non è una probabilità ma una certezza... :-)
Portare il display dietro allo stem è stato facile, mentre per remotare la pulsantiera ho dovuto inventarmi una basetta apposita (realizzata per stampa 3D) da utilizzare al posto di uno dei distanziali dello stem stesso




Purtroppo questa soluzione non preserva totalmente il display (come si vede nella foto seguente, con un bel ruzzolone come si deve si riesce ugualmente a fargli del male), ma aiuta... :-)

Per eliminare totalmente il problema si dovrebbe sostituire il gruppo display-pulsantiera con il "display sport" fornito dalla BMZ, casa fornitrice del power pack.


Soluzione di serie (display grande + pulsantiera)
Soluzione "Sport" (display miniaturizzato all'interno della pulsantiera)

Questi upgrade che hanno declinato in chiave più enduro una indovinatissima AM
La cosa bella è che il DNA di questa bici ha accettato decisamente bene la "variazione genetica", trasformandosi molto pur mantenendo il suo appeal originario di bicicletta ben centrata, facile ed equilibrata.
Insomma, per quel che posso giudicare nei miei limiti di "rider della domenica", questa Montana-Vektor mi pare un progetto molto ben fatto.
Non sarà efficace e "competente" come una enduro fatta e finita, ma sa farti tornare a casa col sorriso, anche se le fai fare cose più rudi di quelle per cui è stata pensata.

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